Corri uomo corri di Chester Himes. Recensione.


   

Violenza e follia nel noir di Chester Himes che mostra senza filtri il razzismo e la violenza della polizia nell’America degli anni ‘60



di Sam Stoner

Molti si chiederanno chi sia mai Chester Himes, lascio la risposta allo scrittore e saggista francese Jean Giono che scrisse: "Ti do tutto Hemingway, Dos Passos e Fitzgerald per questo Chester Himes".

Himes è stato trattato come un genio in Europa, lodato da tutta la critica, più fredda è stata l’accoglienza negli Stati Uniti, forse perché dipingeva gli americani bianchi come razzisti? Può essere.

Sebbene Corri uomo corri sia uno dei migliori libri di Chester Himes, è anche uno dei suoi meno conosciuti, anche se il saggio della scrittrice crime Megan Abbott "The Strict Domain of Whitey: Chester Himes's Coup" ha dato al romanzo una lettura più approfondita elevando la narrativa noir di Himes ad un livello più alto: "Ha creato una struttura immaginaria che sfida le realtà sociali raccontando l'assurdità opprimente della vita nera in un'America razzista".


Trama
il giovane studente nero Jimmy Johnson – che lavora come inserviente notturno in una tavola calda di Harlem – è Testimone involontario di un duplice omicidio. Diventa così bersaglio dell'assassino: un agente di polizia corrotto e razzista che vive in uno stato di perenne ubriachezza. Teatro di questa convulsa caccia all'uomo sono due dei più noti quartieri di New York, Harlem e Manhattan.
Harlem è descritta dal’autore in modo surreale e iperrealista, una sorta di girone dantesco i cui abitanti si dividono tra cattivi e ancor più cattivi, mentre Manhattan è dipinta come ostile e impenetrabile, pronta a respingere chiunque bussi alle sue porte in cerca d'aiuto.

   

Recensione

Ciò che emerge dalla lettura di questo splendido romanzo è la minuziosa descrizione di ogni particolare: ambiente, personaggi, atmosfere. Descrizioni che non appesantiscono la lettura ma che anzi la rendono più intensa. Interessante anche il fluire dei pensieri dei personaggi, prede e cacciatori. Un alternarsi di pensieri che delizia. Nessuna azione è compiuta senza l’esauriente esposizione dei motivi alla base di ogni parola e gesto. Il lettore assiste, senza chiedersi mai il perché. Il motivo è semplice: tutto è spiegato. Eppure, non si riesce mai ad anticipare una battuta o un'azione questo perché i personaggi descritti da Himes sono così reali e profondi da risultare spontanei e imprevedibili. L’autore getta così un cono d’ombra, del tutto naturale, sulle loro prossime azioni, seguite poi passo passo da una penna che sembra una macchina da presa. La loro caratterizzazione è tale che è come se Himes li scolpisse sulle pagine.
"Con Corri uomo corri, Himes è stato in grado di passare dal genere detective story al romanzo poliziesco duro, realistico e inquietante. In questo passaggio cambia anche Harlem, nei suoi romanzi polizieschi era spesso descritta come un iper-paesaggio confuso, mentre in Corri uomo corri è connotata da un realismo sociale elettrizzante e drammatico.
Scott Adlerberg “Sticking It to the Man: Revolution and Counterculture in Pulp and Popular Fiction, dal 1950 al 1980”
   
Il ritmo è avvincente, a tal punto da costringere il lettore a divorare tutte le pagine. Non sono riuscito ad abbandonare la lettura.
Molti gli elementi tipici del grandissima ed eccelsa letteratura Noir della prima metà del Novecento.
C’è l’eco di Cornell Woolrich, con la figura di un uomo solo che deve lottare contro eventi avversi e a lui ignoti. Un uomo che non viene creduto, lasciato solo con il proprio incubo.
C’è il razzismo. Presente a tutti i livelli negli anni Cinquanta. 
Himes ha il gran dono di rappresentare la realtà senza forzature.

Il protagonista, Jimmy, è l’incarnazione del surreale e concreto razzismo in cui versano gli Stati Uniti negli anni Cinquanta. Jimmy è un neolaureato del North Carolina College trasferitosi a New York per frequentare la Columbia University, quindi nuovo all'inganno razziale della grande città. Per questo mentre Walker lo perseguita, il giovane pensa che tutta la follia che sta vivendo sia basata su qualcosa di più profondo dell'odio razziale (che in realtà è alla base della storia).

La trama del libro è stata elaborata nei giorni in cui Himes lavorava come portiere notturno presso il ristorante self service di Horn & Hardart a New York nel 1955, e dalle sue esperienze di trattare con poliziotti ubriachi nei locali. 

   

Interessante la figura della donna. Chester, a quanto pare, non crede nel genere femminile, per usare un eufemismo. La donna è pronta a tradire il proprio compagno per una… scopata. Già avete letto bene, per sesso. Tutto l’universo femminile di Himes ruota attorno al sesso. L’autore è ovviamente abile nel tratteggiare donne coraggiose, forti, indipendenti, ma è solo apparenza perché subito dopo le fa precipitare in un baratro dal quale non possono più riemergere. Solo la figura materna si salva. La madre votata al sacrificio per i propri figli.

L’incipit è davvero travolgente. Chester ci regala pagine meravigliose. Pochi potrebbero fare di meglio se non i grandissimi scrittori del passato. Himes riesce a tenere in sospeso la scena iniziale per un tempo che sembra pari al battito di un ciglio e che invece va avanti per ben 38 pagine.

Grandissimo scrittore . Il crime/noir è suo.

 

  Chester Himes

Figlio di due insegnanti, Joseph Sandy Himes e Estelle Bomar Himes, che in seguito divorziarono, fin da ragazzo dovette constatare la discriminazione razziale quando suo fratello, ferito in un incidente, fu respinto da un ospedale per soli bianchi. Dopo essere stato espulso da una università, nel 1928 fu condannato a una grave pena per rapina a mano armata e fu rinchiuso nel penitenziario dell'Ohio. Lì scrisse racconti che vennero pubblicati su importanti riviste letterarie. Nel 1936 fu rilasciato in prova in custodia della madre. Continuò a scrivere e venne in contatto con Langstone Hughes che lo aiutò a entrare nel mondo letterario. Nel 1936 sposò Jean Johnson.



Scheda


Titolo: Corri uomo corri
Autore: Chester Himes
Anno edizione: 2009
Editore: Meridiano Zero
Pag. 287
Traduzione L. Conti

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