Non è un paese per vecchi di Cormac McCarthy. Recensione

 


di Sam Stoner

I quattro pilastri della letteratura americana contemporanea sono Don De Lillo, Thomas Pynchon, Philp Roth, Cormac McCarty. Il posto vacante di Roth, che ormai ci ha lasciato, lo cediamo a Ellroy con buona pace degli accademici con la scopa nel culo.

Quindi quando parliamo di McCarthy, parliamo di un peso massimo che non è affatto facile leggere. Il trucco è iniziare con i romanzi meno impegnativi, in questo modo si riesce a entrare nel suo mondo, e si è in grado di assaporare un gusto unico.

  

Tra le sue opere Non è un paese per vecchi è il più facile da leggere. Sarà che ne è stato tratto un film di grande successo a firma dei fratelli Cohen: una pellicola dal successo internazionale (ha vinto 4 premi Oscar) e fedele al romanzo, capace di riportare sullo schermo l’essenza, lo spirito di questo intenso romanzo.

Con grande sorpresa, il linguaggio adottato da McCarthy è semplice. Sembra quasi una bestemmia per chi conosce la sua scrittura, ma McCarthy ci ha abituato a continue sorprese e comunque il risultato è qualcosa di micidiale: elabora una narrazione secca, asciutta e spietata. Niente fronzoli, niente trucchetti. Qualcuno potrebbe obiettare che è facile raccontare una storia in questo modo. Be’, questo qualcuno sarebbe in malafede. Perché non esistono oggi autori capaci di mantenere una tale coerenza di scrittura per 250 pagine. Mai una frase che suoni scontata, uno scivolone, un solo termine fuori posto, un periodo che non mantenga la sua musicalità… quella del blues più amaro, mi viene in mente il blues a dodici corde di LeadBelly.

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In questo romanzo c’è il sud degli Stati Uniti, e c’è la sconfitta di ogni valore posto alla base della società civile. C’è il totale sprezzo della vita e della legge, del buon senso e della morale.

La sola voce narrante è dello sceriffo Bell. Un uomo deciso a difendere la propria gente e a mantenere l’ordine sociale. Non perché così gli è stato detto di fare, ma perché è così che deve essere.



La sua è una voce stanca e sorpresa, sincera e comprensiva. Una di quelle voci che sanno come va il mondo, che sanno quando è tempo di mettere da parte la legge e lasciar correre, e quando invece è necessario far scintillare la stella e la canna zincata della sua pistola.

 
C’è il cattivo, Chigurh: uno dei più spietati cattivi mai incontrati nella storia del Noir. Tuttavia, McCarthy non lo glorifica, si limita a raccontarlo. Un tipo del quale aver paura. “Una persona qualunque”, lo descrive un testimone. “Un killer psicopatico”, lo descrive un sicario del crimine organizzato. Tanto per capirci, Chigurh si fa arrestare solo per la curiosità di capire come riuscirà a far fuori i poliziotti e poi fuggire. 

  
E poi ecco una carrellata di personaggi che rimarranno scolpiti nell’immaginario collettivo: trafficanti di droga, brava persone che subiscono in fascino del crimine, rapporti matrimoniali fuori dall’ordinario e infine un mucchio di soldi che passa di mano in mano lasciando dietro di sé una scia di sangue e violenza dalla quale nessuno si salva. 

Il tutto viene narrato senza affanno. Come diceva il protagonista del film Gli Spietati, William Munny (interpretato da Clint Eastwood):

“Per restare vivo bisogna essere freddi, guardare negli occhi chi ti sta davanti e colpirlo, fregandosene delle pallottole che sibilano vicino la testa. E non importa quanti avversari hai davanti, conta solo restare freddi.”
   

E questo McCarthy lo sa bene.

Stesso registro per i dialoghi. Sembra che McCarthy utilizzi lo scalpello. Ogni battuta, un nuovo intaglio. Fino a formare personaggi possenti che trasudano onestà. Nessun personaggio risulta essere sopra le righe. Nessuna parola è mai fuori posto. Ogni battuta è detta a mezza bocca, non per far sorridere ma perché così si parla nel Texas. 

C’è un solo e unico consiglio che posso dare: Non è un paese per vecchi è un romanzo che deve essere letto.

  

Trama
Nel 1980, nel Texas meridionale, al confine con il Messico, il giovane Llewelyn Moss, un reduce dal Vietnam, si imbatte, mentre sta cacciando antilopi nella prateria, in un convoglio di jeep colme di cadaveri, di droga e di soldi. Prende i soldi e decide di tenerseli, ma diventa subito la preda di una spietata partita di caccia: inseguito dai trafficanti, da uno sceriffo vecchia maniera, nonché dal solitario Chigurh, un assassino psicopatico munito di una pistola da mattatoio. Moss tenta disperatamente di sfuggire a un destino inevitabile, coinvolgendo per ingenuità la giovanissima moglie. 



Cormac McCarthy
Non è un paese per vecchi
Einaudi
pag 250
€ 10,80
Traduzione di Martina Testa

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