Contrattempo. Cinema



di Sam Stoner

Breve sinossi.
Un giovane e brillante uomo d'affari (Adrián Doria) affronta un avvocato (Virginia Goodman) per tentare di dimostrare la propria innocenza nell'omicidio della sua amante (Laura Vidal) di cui non ricorda nulla.

Sinossi estesa.

Adrián Doria, manager di grande successo, è agli arresti domiciliari con l'accusa di aver ucciso, in uno sperduto hotel di montagna, la sua amante Laura Vidal.
Adriàn, che si professa innocente e sostiene di essere stato incastrato, è raggiunto in casa dall'avvocatessa Virginia Goodman, esperta nel preparare gli imputati alle deposizioni e ai processi. Nelle due ore a disposizione prima della testimonianza, la Goodman avrà il compito di analizzare i fatti e gli ultimi mesi della vita di Adrián, dai cui racconti emergeranno particolari e retroscena inaspettati.

Osservazioni sul film (senza spoiler).
Il film inizia offrendo allo spettatore chiarissime, e volute, lacune sulla storia proposta da Adriàn all’avvocatessa.
Ma il regista, non ha fretta, anche se proprio nelle prime battute il tempo diventa uno dei protagonisti poiché la Goodman fa partire un cronometro: solo due ore per arrivare a svelare l’omicidio, poiché la verità è alla base della costruzione di una difesa di acciaio.

Sembra palese la dichiarazione di arroganza da parte del regista: “C’è poco tempo per perdersi in sciocchezze, sono così sicuro di me da non divagare”. Ed è vero perché in questo caso il tempo reale si sovrappone a quello filmico. Noi siamo lì con i protagonisti, orologio alla mano. Il punto è che Oriol Paulo (regista e autore della sceneggiatura) non ha bisogno di sviare le domande che lentamente prendono corpo nella mente dello spettatore. Anzi le asseconda, e puntualmente fornisce ogni risposta nella quale si insinua una nuova domanda, suggerendo nuovi scenari. Un gioco di scatole cinesi infinite, in cui ogni volta la verità svelata sembra essere l’ultima.
Questo lungometraggio ricorda in qualche modo “I soliti sospetti” in cui tutto alla fine viene ribaltato.

Eppure in questo labirinto in cui la verità si confonde con la menzogna tutto sembra procedere in modo lineare. Non ci si perde mai. 

 Il finale lascia spaesati, perché si sovrappone a quello che solo pochi istanti prima ci viene proposto come reale finale, e si aggancia a un paio di frasi pronunciate all’inizio del film, dieci secondi in tutto. Dieci secondi che sorprendono e deflagrano nel cuore dello spettatore nel momento in cui tornano alla memoria e che mettono ogni tassello al proprio posto. Un perfetto meccanismo di suspense che può esistere solo in quella forma.

La vittima si trasforma in assassino poi nuovamente in vittima per poi diventare un vero e proprio carnefice spietato.

A un certo punto, l’omicidio della donna passa addirittura in secondo piano, una sorta di passaggio obbligato. L’assassinio non è il fine ma solo un mezzo e non importa nemmeno chi l’abbia uccisa.
Alcuni attenti spettatori hanno sollevato il dubbio se quanto detto o meglio estorto al protagonista da parte dell’avvocatessa possa essere usato in tribunale. Io credo che non sia un aspetto rilevante. Ciò che conta è ottenere quella “X” (chi ha visto il film sa a cosa mi riferisco). Il resto passa in secondo piano, ma volendo essere puntigliosi, anche se è difficile esserlo quanto il regista, si può affermare che una confessione di colpevolezza data in pasto ai media (in questo caso da parte della Goodman, ma quale avvocato difensore farebbe mai una cosa del genere? O forse sì?) sarebbe la rovina sul piano lavorativo, sociale e familiare per chiunque anche non avendo alcun valore processuale. Ma questo non lo sapremo mai… sono solo congetture, perché il film termina allo scadere delle due ore, prima dell’arresto.

Chi scrive è un amante delle “inverted stories”, ossia quei gialli in cui fin dalle prime battute si svela l’identità dell’assassino, perché 

ciò che è interessante non è scoprire Chi ha ucciso, bensì Come l’assassino sia riuscito ad uccidere.

Io fin dall’inizio ho avuto la certezza che il colpevole fosse il protagonista, e sono state tre le domande che mi sono posto: perché ha ucciso, perché lo ha fatto proprio in quel contesto assurdo, come riuscirà l’avvocato a imbastire una difesa capace di scagionarlo.

 Tuttavia Adriàn afferma per tutto il film di essere stato incastrato e in effetti questa domanda ha continuato ad aleggiare nei miei pensieri e il regista ci porta proprio in quella direzione. Ma solo successivamente ci si rende conto che sono altre le verità importanti sulla storia raccontata da Adriàn. Non è più rilevante il fatto che sia stato incastrato (ma è davvero così?). Il film fornisce la risposta a tutte le domande, le tre più una:
- Adriàn è stato davvero incastrato?
- Se non è stato incastrato perché ha ucciso?
- Perché l’assassinio di Laura è avvenuto in quel contesto assurdo?
- Come riuscirà l’avvocato a imbastire una difesa capace di scagionarlo?
Tuttavia quest’ultima domanda resta aperta a più soluzioni e non sapremo mai come finirà perché, ricordate? Il film termina quando il cronometro si fermerà allo scoccare della seconda ora, prima che il protagonista venga arrestato. 

Riassumere tutti i passaggi del film è impossibile, troppi flashback che seguono le dichiarazioni del protagonista e troppi cambi di prospettiva offerti dall’avvocato, necessari per arrivare alla verità.

Una cosa si può dire, Adriàn è accusato dell’omicidio della sua amante ma… ciò che macchia la sua anima (e questo lo scoprirete strada facendo) è qualcosa di molto più atroce, a tal punto da far inorridire anche il più freddo figlio di puttana. 

Il regista
Oriol Paulo, è un autore raffinato, Hitchcock lo avrebbe amato. Non a caso nei primi sessanta secondi del film, nei quali si vede solo l’avvocatessa entrare nell’edificio dove si trova il suo cliente accusato di omicidio, il mio primo pensiero è stato: “In questa parte sarebbe perfetta Grace Kelly o Kim Novak”. A suscitare questo pensiero non è stato solo l’aspetto dell’avvocato e il suo raffinato abbigliamento ma anche le inquadrature, la fotografia, il montaggio, le musiche. Oriol Paulo ha studiato bene il Maestro della suspense, lo ha fatto suo, lo ha rielaborato creando un film strepitoso.
Non a caso i due protagonisti chiusi per due ore in un appartamento di notte, in cui predominano le finestre senza tende, come anche le finestre illuminate dei palazzi prospicienti, ricordano fin troppo Una finestra sul cortile e la conferma si ha anche successivamente, in modo più che esplicito ma mai banale. Anzi direi che Oriol Paulo ha rielaborato l’anima del film di Hitchcock (e del racconto da cui è stato ispirato di Cornell Woolrich) offrendoci una rilettura sorprendente e nuova.


Scheda film

Regia e sceneggiatura
Oriol Paulo
Interpreti Mario Casas (Adrián Doria, l’accusato)
Ana Wagener (Virginia Goodman, l’avvocato)
Bárbara Lennie, (Laura Vidal, l’amante uccisa)
José Coronado, (Tomás Garrido)
Francesc Orella (Félix Leiva, avvocato)
Titolo originale: Contratiempo
Genere Thriller - Spagna, 2016,
Durata 106 minuti
Fotografia Xavi Giménez
Montaggio Jaume Martí
Musiche Fernando Velázquez

TRAILER
https://www.youtube.com/watch?v=oMDYVvbb_bU  

da sinistra, José Coronado, Ana Wagener, Oriol Paulo, Mario Casas

Commenti

  1. interessanti e coinvolgenti le recensioni di Sam Stoner Sono parole vissute, introspettive e rielaborate nel profondo. Complimenti

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