Il drappo di seta di Emiliana Catalano. Segnalazione




Cari lettori, oggi segnaliamo il romanzo di Emiliana Catalano dal titolo "Il drappo di seta". Ciò che caratterizza questo romanzo è la scrittura dell'autrice capace di dirigere con straordinaria fermezza una narrazione complessa che nelle sue mani si trasforma in una storia piacevolissima e dai continui colpi di scena


SINOSSI

La storia si svolge tra Follonica, Scarlino, Roma. Maddalena, la protagonista, ritorna a Follonica, la città natale, dove rimane solo un anno e si trasferisce a Scarlino. È confusa, smarrita, ma decisa a ritrovare sé stessa e scava nei meandri dell’essere e dell’anima, rivivendo il suo martoriato passato. Durante una notte di tempesta s’addormenta sotto l’albero del suo giardino La mattina le appare Mèrto, una figura emblematica che si presenta nelle vesti di una divinità appartenente al paganesimo russo slavo. Mèrto rappresenta la scintilla divina che dà il via al cammino iniziatico di Maddalena. Mèrto è l’anima inconscia che dice la verità, quella verità che spesso l’essere umano rifiuta di ascoltare. Mèrto se ne va. Maddalena però fa tesoro dei suoi insegnamenti e continua il suo percorso a ritroso. Riesamina con occhi nuovi il matrimonio fallito, rivive nei ricordi l’amore per un uomo che, benché l’amasse, sposa un’altra. Per arrivare però alla fine del viaggio, fine intesa come vetta primaria dove spiccare il salto quantico del cambiamento, dovrà superare diverse prove, prove che porterà a compimento. Nel mezzo di queste prove conosce uno scrittore, filosofo, studioso di teologia. Partecipa a suoi seminari e fa delle scoperte incredibili. Maddalena ritrova Mèrto alla fine del tunnel. 
Si chiude il cerchio. Maddalena è libera di amare prima sé stessa poi la vita.


SCHEDA 


Titolo: Il drappo di seta
Autore: Emiliana Catalano

·Editore: Independently published (10 febbraio 2020)

·Lingua: Italiano
 
·Copertina flessibile: 282 pagine

·ISBN-13: 979-8612145479
 
·Peso articolo: 490 g

·Dimensioni: 15.24 x 1.8 x 22.86 cm

Nella foto l'autrice Emiliana Catalano
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ESTRATTO

IV
Il Temporale

Il giorno che amerai, rispetterai e
Conoscerai te stessa, scoprirai che
La terra comunica con te, che la
Pachamama possiede un linguaggio


H. Huarace Mamani, La curandera


Maddalena dormiva profondamente. I capelli rossi, sparsi sulla federa bianca del cuscino, guizzavano come fiamme. Stava sognando, forse erano incubi, perché blaterava frasi sconnesse che parevano lamenti.

Nel sogno vedeva un uomo, aveva in mano un bicchiere pieno di un liquido rosso. Si avvicinava per scrutarne il viso, assomigliava al padre. Nel bicchiere c’era il suo sangue e lui lo stava bevendo. Beveva la sua vita! Voleva correre verso di lui per strapparglielo, ma qualcuno l’afferrò trascinandola con sé.

«Vieni via, ora è solo silenzio»

Non capiva il senso di quelle parole, ma si lasciò trascinare via. La scena cambiava, ora si trovava insieme ad un gruppo di persone dai tratti indefiniti. Davanti a loro c’era un uomo contornato da un alone di luce, era lo stesso che l’aveva trascinata via, parlava di Angeli. Su di un tavolo appariva un foglio con delle date. Da lontano, delle ombre nascoste da veli la chiamavano:

«Vieni, ti stavamo aspettando»

Stava per dirigersi verso di loro quando un boato la inchiodò.

Si svegliò spaventata.

Improvvisi, dei lampi proiettarono qua e là fasci di luce che illuminarono la stanza. Frastornata da tuoni assordanti, allungò una mano verso la lampada, spinse il pulsante ma non si accese. Doveva essere mancata la corrente.

Gettato da una parte il lenzuolo, si alzò e corse alla finestra. Guardò fuori. Vide alberi piegati e contorti dal vento, oggetti che volavano via, cartacce sbatacchiate dalla tempesta che sembravano uccelli smarriti. La pioggia veniva giù abbondante, tanto da formare uno schermo lattiginoso. Tutto sembrava immerso in una luce polare. Affascinata da quello spettacolo restò lì con il naso schiacciato contro il vetro. Si rese conto che, in modo del tutto inaspettato, quella forza brutale della natura le stava restituendo la gioia. L’eccitazione si impossessò di lei rendendola partecipe dell’evento.

Nell’oscurità, dove solo il chiarore dei lampi dava corpo alle ombre, si materializzarono volti, fantasmi fluttuanti. Li guardò affascinata fino a che, risucchiati dalla tempesta, tornarono alla loro essenza.

«Il mondo svanisce! Siamo soli, io e la tempesta»

Aveva infatti la netta impressione che ogni cosa stesse scomparendo dietro la cortina d’acqua. Il giardino, i muri delle case, la strada, i lampioni, inabissati dal diluvio non si vedevano più. Restavano solo i vortici del vento, la pioggia che veniva giù torrenziale, lampi, tuoni.

Incapace di controllarsi, uscì dalla stanza, attraversò di corsa il corridoio, spalancò la porta che dava sul giardino e si tuffò nella tempesta.

Rimase immobile sotto la pioggia, con i piedi affondati nella terra imbevuta d’acqua, le braccia abbandonate lungo il corpo, il volto offerto al cielo. Dopo un po’ si curvò, raccolse una manciata di terra, la spalmò prima sul viso, poi, lentamente, la strofinò sulla pelle del corpo per assorbirla.

La pioggia scioglieva la terra che le scorreva addosso in rivoli scuri, aprì la bocca per sentirne il sapore. “Buona”, pensò, “sa di muri diroccati, di macchine, di esseri umani, di spiriti, di universo. Sa di eterno.”

Attratta dall’albero del suo giardino, sotto la cui ombra si era seduta tante volte, corse ad abbracciarlo. Era un albero dal tronco robusto e se ne infischiava della tempesta. Non si contorceva, non si piegava ma si muoveva seguendo il vento.

Aderendo al tronco, tentò di circondarlo tutto con le braccia. Non ci riuscì e, con una guancia poggiata sulla corteccia bagnata, sussurrò:

«Quanta forza c’è in te, quanto amore. Sai, da bambina parlavo spesso con gli alberi, i fiori, il mare e ne ascoltavo le melodie. Ma poi crescendo sono stata attirata da canzoni stonate, ho aderito a falsi miti, inciampato in amori sbagliati e ho smarrito la strada. Voglio tornare a casa, tu puoi aiutarmi? Ora mi siedo qui, sotto le tue rigogliose chiome e aspetto»

Seduta con il fianco aderente all’albero, un braccio intorno al tronco, ascoltava i sussurri che provenivano dall’interno, la musica delle fronde agitate dal vento, il tamburellare della pioggia sulla terra, e piano piano si addormentò.

 





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